Kult - Divinity Lost - EP 5 - Le cose segrete


È il momento di un faccia a faccia con Madam D
Quinto episodio della campagna di Kult - Divinity Lost - "La mela avvelenata" - In questa sessione i personaggi getteranno uno sguardo nell'oscurità.



Potete trovare tutti gli episodi della serie nella pagina dedicata alla 4a edizione di Kult.

Oggi Ivan è assente, quindi i protagonisti sono:
  • Broken (Alice Draper) - Francesca
  • Deceiver (Vincent Macaluso) - Latham
  • Ronin (Eva Price) - Elisa
  • Fixer (Christopher) - Jacopo

Scena 0: Preparativi

Non avendo avuto tempo durante la settimana precedente per pensare a qualcosa, nemmeno alle domande iniziali che sono diventate il rito della campagna, ho deciso di lasciar fare tutto ai giocatori.  

I Dramatic Hooks

Aggiorniamo i Dramatic Hooks, in modo da capire come vogliamo far evolvere la storia
  • Christopher Sanders
    • Risolvere il "problema Vincent"
  • Alice Draper
    • Capire come i tatuaggi (Mr. Daddy e Eva) sono collegati
    • Far familiarizzare Eva e Claire
  • Vincent Macaluso
    • Scoprire dove Christopher ha preso il profumo di Madam D
    • Trovare informazioni sulla suora e sugli "angeli"
  • Eva Price
    • Scoprire qualcosa di più su "Mr Daddy" e il tatuaggio
    • Assicurarsi di quali sono le condizioni del bimbo rimasto ferito

Scena 1: Attesi a corte

Dato che sia Vincent che Chritopher hanno Dramatic Hooks legati a Madam D ho chiesto direttamente a Jacopo di descrivere la scena usando le proverbiali cinque W del giornalismo:

“Siamo attesi da Madam D, Vincent ed io. South Bronx. La scena si apre con noi che entriamo nel vicolo diretti verso il suo appartamento. È il tramonto.”

Inizialmente avrebbe voluto con sé Eva viste le sue capacità di combattimento, ma dato che i suoi Dramatic Hook sono legati ad Alice abbiamo pensato di separare i due gruppi senza costringere Francesca a giocare da sola.

Nota: ho trovato interessante la scelta di Jacopo. Ogni parola sembra gridare “voglio arrivare ad una risoluzione ma la temo, dammi tempo”. Avrebbe potuto far partire la scena in casa di Madam D, persino all’uscita “dopo” aver parlato con lei. Ha invece deciso di mettere i personaggi davanti ad una simbolica “soglia”. Anche la scelta del tramonto è importante, i personaggi stanno abbandonando la luce per abbracciare le tenebre ma hanno ancora la possibilità di scappare. Pensando a questo, inizio a descrivere ciò che li circonda.

Decido di iniziare subito “mostrando brutte cose a venire”. Descrivo una scena di degrado aggiungendo dettagli a quanto già visto da Vincent in quella notte maledetta in cui la realtà si è sfaldata per la prima volta (vedi episodio 2). Aggiungo qualche derelitto e davanti alla porta di ferro, che descrivo con apertura solo dall'interno, un giovane senzatetto con la barba di un paio di settimane. Con un po’ di sforzo Vincent riconosce Jack Triviani, instupidito dall'alcool e dal freddo il ragazzo biascica qualcosa a proposito del farsi perdonare da Lei, del dover restare lì ad aspettarLa. "Sono giorni che non esce nessuno ma Lei … noi… Lei…"

I due capiscono che Jack, con altri complici, è tornato sul luogo dopo aver consegnato la lettera per rapinare Madam D. Questo sembra esserne il risultato.

La scelta è implicita, fanno qualcosa perdendo tempo o entrano lasciandolo indietro? (spiego le conseguenze di un'azione) decidono di chiamare un taxi e farlo accompagnare a casa, ripulire e rifocillare. Penseranno a lui dopo. Quando tutto è finito è scesa la notte ma almeno uno dei problemi è risolto, la porta è infatti socchiusa.

Chiedo se sono armati, Christoper non lo è, Vincent dice di avere una pistola che ha comprato tramite i suoi contatti con la malavita (mi appunto mentalmente la cosa, dovrà un favore a qualcuno per questo ndGM).

Chiedo inoltre se Vincent indossa il suo profumo “speciale”, la risposta è negativa anche in questo caso. Evidentemente non vuole giocare l’arma della seduzione con Madam D.

Mentre entrano Vincent ricorda di essere già stato nello stabile, ma passando dall'altro lato. Si trovano nella zona degli uffici di una vecchia fabbrica degli anni sessanta ancora dismessa. Un rudere di archeologia industriale nella quale trovano rifugio disperati e relitti umani.
All'inizio dell’anno precedente vi è entrato per recuperare uno dei suoi “ragazzi” finito in un giro di droga. Il piano superiore è infatti usato come una sorta di “comune” alla Trainspotting.

Perché mai Madam Delìce debba vivere in un luogo del genere esula da ogni loro capacità di immaginazione.

Il contorno è da film horror: sporco, vetri rotti, luci tremolanti, odore di marcio e muffa, rifiuti. Ripensando a dove dovrebbe essere l’appartamento nel quale ha visto accendersi la luce Vincent guida Christopher al primo piano dove devono superare un giovane riverso sulle scale con la siringa ancora nel braccio. Sembra metterli a fuoco per un istante prima di sprofondare in mondi preclusi alla veglia e dimenticarli. Illuminando con la torcia dei cellulari vedono animali scappare in angoli bui mentre gli umani si coprono gli occhi dalla vergogna. Gemiti lontani, qualcuno si sta probabilmente accoppiando, ferocemente, in uno degli uffici.

Impotenti salgono al piano superiore e il pianerottolo intermedio ricorda loro una maestosa cattedrale. Una grande vetrata parzialmente in frantumi occupa gran parte della parete ammantando tutto in una perversa aura di sacralità.

Mentre i loro cervelli gridano “andatevene fino a che siete in tempo” decidono di continuare.

Il secondo piano è in rovina e sembra vuoto anche se nell'aria aleggia un odore acre, un misto di fumo, sudore e sesso che sembra restare appiccicato alla pelle. Vincent li guida nel buio di un corridoio sul quale si aprono vari uffici, abitati a quanto sembra dai respiri leggeri, come se qualcuno fosse in attesa nell'oscurità.

Giunti in vista di una porta blindata quasi fuori contesto, una marea di persone si riversano claudicanti fuori dalle stanze. Nudi o quasi, magri al limite della sopportazione e con lo sguardo invasato si protendono verso di loro.

Dapprima cercano di parlare spiegando che sono attesi di Madam D ma a sentire questo nome si fanno sempre più vicini, qualcuno inizia anche a masturbarsi, mentre sembra che tutti loro non abbiano in mente che Lei. Che siano in questo luogo in attesa che Lei si degni di guardarli.

Nota: non ricordo bene, sono passate due settimane, c’è stato un qualche tiro finito in un fallimento.

Vengono circondati e separati. Christopher spinto verso la porta mentre Vincent, sul quale quasi tutti sembrano affollarsi, è trascinato verso le scale. “Hai il suo odore, anche tu l’hai incontrata… Come sei bello ...” Iniziano a toccarlo, leccarlo, morderlo. Una ragazzina poco meno che maggiorenne, completamente nuda gli si offre, così come un vecchio sdentato che inizia a baciarlo sul collo. Trascinato a terra le effusioni diventano ben presto morsi dolorosi.

Chiedo a Latham cosa vuole fare, vista la malaparata preferisce provare a scappare e quindi tira su Act under pressure, fallendo. È il momento perfetto per provare le regole sui danni, dato che lo stanno praticamente divorando. Tira su Avoid Harm ma fallisce nuovamente.

Mi trovo un po’ spiazzato dato che dovrei infliggere un danno critico. Decido quindi che riesce a scappare ma rotola dalle scale infilzandosi un vetro della finestra nel ventre. Gli “zombi” sembrano restii a seguirlo, qualcuno getta occhiate furtive verso la porta dalla quale spera che uscirà Madam D, altri eccitati dal sangue preferiscono sfogare le loro pulsioni sul luogo.

I loro gemiti di piacere e le urla di Christopher lo inseguono mentre scappa lasciando una scia di sangue fino alla strada.

Christopher viene sbattuto contro la porta, che si apre. Una mano femminile lo trascina all'interno chiudendola dietro di lui. Mentre cerca di abituare gli occhi alla forte luce dell’appartamento i rumori all'esterno si fanno sempre più lontani fino a sparire del tutto.

Scena 2: In quel momento, io ero felice

La prima scena è stata molto lunga quindi la interrompiamo e passiamo ad Alice e Eva.

Eva ha un Dramatic hook in serbo da qualche sessione, vuole “parlare” con uno dei fantasmi che la perseguita per capire per quale motivo li vede. Decide di provare a sfruttare i suoi incubi nei quali ne è perseguitata. Per farlo vuole usare dei sonniferi ma sotto controllo di qualcuno di cui si fida e che possa svegliarla in caso di pericolo. La scelta cade su Alice, che almeno le crede.

Il luogo scelto è uno degli appartamenti di Christopher (scopriamo che ne ha più di uno, questo lo usa quando vuole portare a casa qualcuno che la figlia Sara non dovrebbe incontrare) dove entra una volta ogni tanto la donna delle pulizie. Nessuno le disturberà.

Eva si stende sul letto, prende i sonniferi sotto lo sguardo vigile di Alice ed attende.

Nota una macchia di umidità sul soffitto, dai contorni vagamente inquietanti, ma il sonno sembra non arrivare. Alice se ne è andata, forse in bagno, pensare che avrebbe dovuto sorvegliarla. Si alza, la macchia è sempre più grande, esce dalla stanza per ritrovarsi in casa dei suoi genitori. Ok, forse il sonnifero ha fatto effetto e lei sta effettivamente sognando.

Si aggira nella casa deserta, sente solo delle voci lontane ma ha la sensazione che presto si manifesterà qualcosa. Si dirige verso la camera che occupa quando dorme dai suoi. Sul suo letto alla francese è composto un cadavere. La parete dietro di lui è un arazzo di sangue ancora fresco, come se qualcuno si fosse sparato in bocca da poco. Le mani dell’uomo sono unite, è ben vestito, come si addice ad un funerale. Gli occhi chiusi, metà del volto mancante che lascia intravedere la mascella, il cavo orale e parte della scatola cranica. Il cervello gocciola lento sul cuscino. Riconosce Tom Harvey.

Trascinata dal sogno gli si stende accanto e lui volta la testa di lato, verso di lei. “Sai”, dice, “In quel momento io ero veramente felice” alludendo probabilmente agli istanti prima della sua morte (vedi episodio 2).
Eva si sveglia di soprassalto, stavolta nel letto giusto. Alice le è accanto, “dovresti scrivere quello che ricordi prima che scompaia” e così fa, usando un taccuino fortunatamente posto sul comodino accanto al letto.

Scena 3: Il frutto proibito

Torniamo a Christopher. L’appartamento è il sogno bagnato di ogni designer di interni, sembra quasi impossibile che un luogo del genere si trovi in una fabbrica dismessa circondata da zombie sbavanti.

Tubi di plastica dentro i quali gorgogliano liquidi luminescenti forniscono l’illuminazione creando un bizzarro intreccio sul soffitto mentre qualcosa nelle pareti o nella mobilia rende il luogo alieno e in qualche modo “sbagliato”.

La persona che lo ha trascinato all'interno è una giovane ragazza asiatica, sulla ventina, deliziosa in ogni senso. Vestita succintamente in un abito che sembra uscito dalla fantascienza degli anni 60. Qualcosa nel suo sguardo gli ricorda Eva, una bellezza letale.

L’intero appartamento è una sorta di open space con alcune colonne sapientemente disposte per occultare gli spazi. Madam D in una vestaglia vermiglia, che vale probabilmente quanto un monolocale, lo attende distesa come un’antica nobildonna romana su un lungo divano mentre un giovinetto nudo, illegalmente giovane, le massaggia i piedi con fare adorante.

Christopher viene fatto accomodare su una poltrona davanti al divano e la ragazza gli mette le mani sulle spalle iniziando a fargli un rilassante quanto vigoroso massaggio. Christopher sente la stanchezza accumulata sciogliersi mentre mani esperte lo trascinano verso l’estasi. Riesce a riprendersi quanto basta per ringraziare e chiedere alla sua ospite di parlare del motivo per cui si sono recati da lei.

Madam D si rivela ben più pericolosa di quanto accaduto durante il loro precedente incontro ed è immediatamente evidente che la vita di Christopher e Vincent può dipendere da un suo capriccio. In qualsiasi momento. Lui cerca di convincerla a “perdonare” Vincent, dicendogli che ha modo di fargli dimenticare tutto, anche lui è disposto a farlo naturalmente, nessuno saprà mai dove si trova questo luogo.

Mentre parla sembra sempre più difficile per lui concentrarsi, sente una dolorosa erezione farsi strada nei pantaloni mentre guarda l’affascinante donna senza tempo che sembra perfettamente cosciente della cosa. Qualcosa in lei lo fa impazzire, il suo profumo forse, così simile a quello che una volta ha sentito su Vincent e che non ha più potuto dimenticare.

Come intuendo i suoi pensieri lei congeda con un gesto il giovane e si alza con fare voluttuoso giungendogli davanti. Mostrando di non indossare nulla sotto la vestaglia.

Non che Christopher avesse mai pensato diversamente.

Deve fare appello a tutto il suo self-control per continuare a parlare, dicendogli che qualcuno trama alle sue spalle, qualcuno di cui lui conosce il nome: Elise Garrow.

Faccio tirare a Jacopo per “Influenzare un PNG” e ottiene un fallimento (non è serata ndGM). “Impossibile”, risponde lei. “Elise lavora per me”. Sussurra facendosi sempre più vicina. Tanto vicina che il suo sesso è a pochi centimetri dal suo volto. Perfetto, più di quanto avrebbe mai sognato, più di quanto ha sempre sognato. Semplicemente perde il controllo e tirandola a se si inebria del suo profumo.

Nota: Elise è uno degli "spazi bianchi" che avevo lasciato, se non avesse fallito il tiro probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso.

Scena 4: Affari di famiglia

Lasciamo a Jacopo qualche minuto per riprendersi e nel frattempo torniamo alle due ragazze. Eva sta ancora raccontando ad Alice l’accaduto quando sentono la porta di casa aprirsi. Impossibile, Chris ha dato a loro le chiavi. La collaboratrice domestica forse?

Eva sente il rumore del carrello di una pistola, qualcuno è armato e pronto a sparare. Alice si nasconde nell'armadio mentre lei si prepara ad affrontare lo sconosciuto, armata.

Quando l’aggressore si palesa è allibita, è Mike, suo fratello. Discutono brevemente e lui le dice di essere entrato perché gli hanno riferito che la sua vittima designata, una ragazza poco più che ventenne, è stata vista entrare nell'appartamento.

È qui per ucciderla, un lavoro pulito, come al solito.

“Uccidermi? lavoro? Ma chi sono questi? In che guaio mi sono cacciata!” pensa Alice mentre cerca disperatamente una via di fuga. Prova a chiedere aiuto a Claire ma nessuno risponde. Improvvisamente l’armadio sembra così stretto, potrebbe scappare dalla finestra, ma sono più di dieci metri di caduta. "Morire schiantandosi al suolo deve essere più doloroso di un proiettile in testa..." ma potrebbe salvarsi.

Nel frattempo Eva cerca di convincerlo che si tratta di un errore. Tira per “Influenzare un PNG” e fallisce. Lui le sorride e dicendo “Mi spiace, il lavoro è lavoro. Lo sai che siamo dei professionisti.” le spara.

Eva sente appena il proiettile che le attraversa il petto (Elisa mi guarda allibita, “... mi ha sparato ? …” ricorderò a lungo la sua faccia in quel momento ndGM).

Con un singulto disperato Eva balza sul letto, guardandosi attorno terrorizzata, svegliandosi nuovamente. Alice è china su di lei, come se stesse cercando di svegliarla. “Dovresti scrivere quello che ricordi prima che scompaia” le dice. Non c’è alcun taccuino sul comodino e probabilmente la ronin non ne avrà bisogno per ricordare il sogno impresso indelebile in lei.

Se si è svegliata veramente.

Scena 5: Sulla soglia

Torniamo nel vicolo per scoprire cosa ne è stato del sanguinante Vincent.

In Kult Divinity Lost si intende per ferita critica una ferita sicuramente mortale se non curata. Avverto quindi Latham che se Vincent vuole in qualche modo tornare indietro lo farà a sue spese. Naturalmente nulla può fermare Vincent che decide di provare la strada della scala di servizio. Saltare per afferrarla e portarla al suolo è un’impresa oltre le sue possibilità con un ferita al ventre ed infatti subisce una ulteriore ferita leggera.

Togliendosi la camicia ed usandola per tamponare la ferita inizia la salita. Il mondo normale sembra sempre più lontano, la strada scompare nel buio sotto di lui che ormai sente solo il rumore del sangue che gocciola al suolo. Le luci sono sparite anche dalle finestre più alte e qualcosa sembra muoversi sotto di lui, famelico.

Accelerando il passo si trascina fino al secondo piano dove giunge ad una finestrella protetta da una grata. Al di là sente la voce di Christopher ed il profumo, il suo profumo! Una voce tagliente risponde all’amico e le cose sembrano precipitare, lui balbetta stretto in un angolo, lei si muove e pur non avendola mai vista da vicino può immaginarne i seni sodi ed il corpo perfetto. Sente appena un fruscio e sa che lei adesso è nuda.

Non c’è altro tempo da perdere, quasi si è dimenticato del sangue e del dolore adesso che solo il profumo occupa i suoi pensieri. Si trascina lungo un camminamento esterno. “Deve esserci un passaggio” pensa, prima di trovarsi davanti ad un salto di quasi due metri per arrivare alla vetrata infranta.

Lo avverto nuovamente che le cose potrebbero andare molto male per lui continuando ma Latham non vuole saperne, Vincent è ormai troppo vicino. Prende una minima rincorsa e salta.

È il momento per un “Act under pressure” e fallisce. Quasi manca la presa, si ferisce ad una mano con i vetri (non infliggo danno) e perde la presa sulla pistola che cade nell’oscurità sotto di lui. Con uno sforzo indicibile riesce a tirarsi su e ormai stordito dalla perdita di sangue cade sul pianerottolo.

Nota: Latham resta sorpreso e mi chiede per quale motivo l’ho fatto tirare se poi ha raggiunto ugualmente la vetrata. Effettivamente avrei potuto farlo cadere nel vuoto e morire ma, sarebbe stata interessante per la trama? No. Ho quindi preferito togliergli una risorsa, l’unica sua difesa. È il bello del “fail forward”.

Con le sue ultime energie giunge alla porta blindata ed inizia a colpirla con i pugni per farsi aprire.

Madam D allontana Christopher con un gesto stizzito e raccoglie la vestaglia. “Occupatene te”.

Il fixer vorrebbe sentirla nuovamente vicina, stringerla a sé ma lei è inarrivabile come una dea. Giunge alla porta e la apre, chiedendosi cosa potrà mai fare per salvare l’amico.

Vincent crolla tra le sue braccia. Sorpreso sente sul volto il profumo che tanto brama, come se lo avesse bevuto, come se vi si fosse bagnato. “Come è possibile?”

Non ha tempo di pensarci, tutto diventa buio e sente che sta per svenire.

Le luci si abbassano fino a spegnersi. Solo un occhio di bue illumina in qualche modo i due vecchi amanti. Christopher regge Vincent come una moderna e blasfema Pietà mentre l’oscurità lo spinge ad agire. In mezzo ad una soglia, metaforica e reale, deve prendere una decisione. La attraversa per portarlo in salvo, forse firmando la sua condanna. “Sistemerò tutto, mi dia solo altro tempo, sistemerò tutto” bofonchia quasi pregando.

Quando Vincent, con un ultimo supremo sforzo mostra il dito medio all'oscurità ogni speranza muore in Christopher. Il mondo stesso sembra essere in attesa di ciò che sta per accadere e poi inaspettata una risata rompe il silenzio. Argentina, musicale, perfetta e terrificante, la cosa più orribile e malvagia che i due abbiano mai sentito. Poi la luce si spegne e la porta si chiude dietro di loro.

“Sei un pazzo, hai firmato la nostra condanna a morte” dice, ma Vincent non può più sentirlo.

Nota: avrei potuto uccidere, se l’è cercata e per un attimo ho pensato di farlo, sarebbe stata una bella scena ma troppe trame sono ancora appena abbozzate ed ho preferito, almeno per ora, prolungare la sua agonia. Le prossime sessioni saranno decisive, ormai ha raschiato il fondo. Sarebbe probabilmente morto anche Christopher, decisamente poco interessante a livello narrativo chiudere le trame in questo modo.

Scena 6: Samael

Eva sconvolta racconta del suo sogno ad Alice che inizia a chiedersi che razza di lavoro faccia. A malincuore la killer confessa “l’attività di famiglia” e la natura dello strano marchio che ha sulla schiena.

Non ricordo l’esatto scambio di battute ma parlando della passata esperienza con Mr Daddy, al quale lavava frequentemente la schiena, Alice conferma che le “parole” erano composte da caratteri sconosciuti e non da nomi e cognomi come nel suo caso. Controllandone la schiena nota una parola particolare, un nome senza cognome: “Chi è questo Samael?” le chiede? Quando posa nuovamente lo sguardo sul tatuaggio le lettere sono cambiate e sono adesso in una lingua strana, caratteri simili a quelli sul suo aguzzino.

Non ha idea di come abbia potuto leggerli ma é convinta del significato. Che il segreto di Eva sia riconducibile ad esso? tra l’altro lei non ricorda alcun “lavoro” con quel nome.

Scena 7: L’odore degli angeli

Terminiamo la sessione con il risveglio di Vincent all'ospedale. Mentre la morfina cessa di fare effetto sente qualcosa sfiorare la ferita e istintivamente muove la mano, toccando dei capelli.

Spalanca gli occhi cercando di allontanarla, qualsiasi cosa sia, per vedere una suora di mezza età che sorpresa si sta riassettando i lunghi capelli sotto la cuffia.

“Ma cosa stavi facendo?” chiede lui. “Dio sia lodato, si è ripreso.”  risponde lei con poca convinzione. Incalzata su cosa stesse facendo perde il controllo ed inizia a sproloquiare.

“Il loro odore è su di te, gli angeli! tu li hai incontrati. Dimmi, come sono? cosa ti hanno detto? Devi guardarti da loro, saranno la tua rovina. Non sono più quelli di prima. Dio è morto, non guardarmi così, è vero, io lo so. Nessuno più ci protegge da loro...” continua chinandosi nuovamente verso di lui, come a volerlo divorare.

Per fortuna di Vincent qualcuno attirato dal rumore entra “Che sta accadendo qui?” dice un giovane tirocinante che il cartellino identifica come Jerome. “Sorella, va tutto bene?”.
“Si, certo, stavo andando. Dio sia ringraziato” dice prima di allontanarsi velocemente lasciando un confuso Vincent ad osservare il suo inconsapevole salvatore. “Il mondo deve essere impazzito” pensa prima di scivolare nuovamente nell'oblio.

Nota: Jerome è destinato ad essere la prossima cavia di Robert, ho deciso di sfruttarlo per legare lo scienziato pazzo più saldamente al resto del gruppo.

Conclusione

Con questa scena chiudiamo la sessione, molte cose sono accadute e la realtà scricchiola sempre più. Le prossime sessioni saranno molto concitate. Assegniamo quasi il massimo dei punti esperienza in virtù delle cose scoperte e dei Dramatic hook risolti e ci prendiamo qualche minuto per osservare le relazioni e vedere se sono cambiate.

Sicuramente Christopher è ormai ossessionato da Madam D, vuole stringerla di nuovo, completare quello che non è riuscito a fare, andare fino in fondo. La segniamo come relazione a +1. La relazione con Vincent scende invece a 0, lo ha quasi fatto ammazzare, mentre Vincent la mantiene a +1, gli ha salvato la vita.
Ormai tra Alice ed Eva c’è molta confidenza, decidiamo per una relazione (a 0) anche per loro.

Anche stavolta non ho fatto fare i tiri di inizio sessione che sembrano un po’ superflui, più una meccanica per dare qualche idea al GM che altro. Quando c’è già tanta carne al fuoco sembrano ridondanti. Anche le mosse di inizio sessione di Urban Shadow ci avevano dato la stessa sensazione, forse dipende dallo stile di gioco del gruppo o forse sono semplicemente io che me ne dimentico avendo poco tempo per la sessione che dura mediamente due ore e mezzo.

Sono molto contento di come sono andate le cose, non avevo preparato nulla ed è stata tutta improvvisazione, il risultato non è niente male e mi sono venute molte idee per le prossime sessioni. Solo il personaggio della suora mi frullava in testa da un po’ di tempo ed ho colto l’occasione per metterla in gioco.

Nota: credo che il 90% dei tiri dell'avventura siano stati fallimenti, forse questo ci ha consentito di precipitarli più velocemente oltre l'illusione.

Nota bis: l'avventura deve essere piaciuta parecchio a Latham, controllando la scheda di Vincent per l'actual play ho notato che ha già scritto i Dramatic Hooks per la prossima sessione :)



La bella immagine usata per la copertina del post è di PsychicLexa


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