Kult - Divinity Lost - EP 11 - La fine dei giochi

La discesa all'inferno di Eva. Trovo questa immagine perfetta per l'episodio di oggi.


Siamo giunti al termine delle ultime due trame rimaste in sospeso della campagna “La mela avvelenata” di Kult - Divinity lost.,  abbiamo stretto un po’ i tempi ma anche Vincent e Eva hanno finalmente raggiunto il loro epilogo.



Potete trovare tutti gli episodi della serie nella pagina dedicata alla 4a edizione di Kult.

I protagonisti sono:
  • Broken  (Vincent Macaluso) - Latham
  • Ronin (Eva Price) - Elisa
Nessuna scena 0 in questa sessione, solo una piccola introduzione.

Come detto in precedenza le trame sono volutamente state accelerate e portate verso una conclusione dato che mediamente il mio gruppo non ha apprezzato l’esperienza di Kult - Divintiy Lost ed io ho chiesto loro un po’ di pazienza per chiudere il gioco prima dell’estate per non veder naufragare la campagna con le tante mai finite. Le vacanze estive sono letali in questo senso, lo sanno bene tutti i DM.

Scena 1 - Segreti di famiglia

Eva vuole sapere la verità sulla sua famiglia e decide di farlo nel modo più semplice e diretto, un bel discorso “vis a vis”.

Chiedo quindi ad Elisa di impostare la scena: descrivi dove siete e chi è in scena.

“Siamo in casa, nel salone, attorno ad un tavolo. Siamo solo io, mia madre e mio padre. Ho appoggiato in bella vista la pistola davanti a me.”

Direi un ottimo incipit, ci buttiamo quindi nel gioco ma chiedo prima di giocare un flashback.

Eva è in macchina, sta guidando verso casa dopo i terrificanti eventi della sera precedente, il sole sta sorgendo sulla baia e qualcosa si agita nei suoi ricordi. Come se il terrore vissuto ne avesse sbloccato uno che sta cercando di riaffiorare.

“Ricordi il tuo primo omicidio, l’amico di tuo padre che si era preso delle libertà con te, aveva qualcosa di terrificante, qualcosa che ti ha costretto ad ucciderlo e a dimenticare. Quale particolare ti ha spaventato così tanto?”

Elisa ci pensa un po’ e mi risponde che aveva gli occhi come quelli di un serpente. Poi ricorda solo di avergli piantato un tagliacarte nel collo e di aver sentito il formicolio del primo tatuaggio sulla schiena.

Perfetto, passiamo a casa Price.

Da subito le cose non vanno come previsto da Elisa (alla quale chiedo chi sia in famiglia la figura più autoritaria. Il padre, ndGM) quando il padre si alza in piedi sbattendo con forza la mano sul tavolo ed accusandola di aver rovinato la famiglia.

“Nessuno aveva mai osato rifiutare di eseguire un lavoro del Senatore, non nella nostra famiglia, né in quella di mio padre né in quella di suo padre prima di lui!”

“Ma quanti anni ha questo senatore?” pensa Eva mentre una qualche parte di lei non vuole conoscere la risposta.

Il discorso va avanti qualche minuto tra alti e bassi mentre Eva cerca di aver ragione della reticenza dei genitori. Elenco cosa scopre per evitare un “wall of text” abbastanza faticoso.
Ho provato a evitare lo “spiegone” ma non è stato più di tanto possibile

  • La sua famiglia ha stretto un patto con un’entità oscura che, per mancanza di termini più adatti, chiameremo demone: Samael. 
  • Il compito della famiglia è quello di raccogliere le anime dei mortali indicati dal Senatore all'interno di un Araldo, il primogenito maschio della famiglia, prescelto alla nascita.
  • Samael ha reso sempre più ricca e prospera la famiglia in cambio dei suoi servigi.
  • Eva è la prima Araldo femmina, almeno nella storia della famiglia. 
  • Lo scopo delle donne della famiglia è sempre stata solo la procreazione.
  • Ci sono altre famiglie che fanno un lavoro simile.
  • Il fratello del padre, suo zio, defunto prima della nascita di Eva, era il precedente Araldo
  • Le anime degli assassinati vengono raccolte da un “Mietitore”, un inviato di Samael.
  • È per questo che “vede” i fantasmi delle sue vittime, li porta con sé.


La fine di Mr.Daddy (vedi episodio 9 - Le bambine buone) e di Timmy (vedi episodio 8 - Azioni e reazioni) non lasciano molti dubbi su come questa mietitura avvenga.
Forse avrebbe fatto meglio a non chiedere.

Scena 2 - Sangue a palazzo

Dato che la scena ha iniziato a languire, ho cercato di rendere le cose più divertenti.

Improvvisamente il rumore di uno sparo scuote la casa, il padre si alza “È qui! il Mietitore è qui per noi, ci hai condannati tutti!” tira fuori una pistola nascosta (bella cosa la fiducia tra familiari ndGM) ed esce dalla stanza mentre Eva viene bloccata sulla porta dalla madre.

Nota: Cogliamo l’occasione per una scena tra donne, un momento di riavvicinamento con la genitrice che per un attimo è sembrata un’estranea. Del resto è chiaro a questo punto che le donne non abbiano mai avuto ruoli chiave nella famiglia.

Elisa dubita di questa ritrovata complicità, tira su Read a Person e ottiene un successo. “Sta mentendo?” chiede e poi, “Cosa sta per fare?”. Si accorge quindi della falsa complicità della madre e del fatto che questa la stia lentamente spingendo verso un mobile su cui si trova un pesante candelabro, probabilmente immaginando di usarlo come arma.

Eva la precede, allunga la mano verso il candelabro e mentre la madre cerca di fare altrettanto la colpisce alla testa con il calcio della pistola.

Questo attiva lo svantaggio “Marked” di Eva (ha inflitto dolore volontariamente), ottiene un fallimento (è un tiro a -1 perché ha perso in precedenza due livelli di stabilità e di base i tiri su svantaggi sono a +0). Ho quindi tre prese per farlo entrare in gioco.

Potrei costringerla a finire la madre con un colpo di pistola (la violenza è uno degli effetti dello svantaggio che posso attivare con le prese) ma preferisco chiedere a Elisa cosa vuole fare. Le lega mani e piedi e poi corre dietro al padre, nell'ala residenziale della villa dalla quale è giunto lo sparo.

Uso comunque una presa per una visione.
Vede un luogo buio, una sorta di tempio in pietra con bizzarri bassorilievi alle pareti, un altare di pietra sporco di sangue sul quale una giovane donna, sua madre, sta partorendo.
Affrettando il passo butta un occhio verso la sua immagine riflessa e quasi non si riconosce, come se fosse un’altra persona.

Quando arriva sul luogo trova la porta della camera di Mike mezza aperta e sente la voce del padre “Cosa hai fatto? era tuo fratello!”

Eva entra e vede Mike riverso sul letto in un lago di sangue, brandelli di carne e cervello che colano lentamente sulla spalliera. Ethan è in piedi, con l’arma ancora in pugno, una semiautomatica.

“Sarei dovuto essere io il prescelto, sono io il primogenito. Non quella troia.” dice puntando la pistola verso Eva, appena entrata.

Cosa fai? chiedo a Elisa: “Ammazzo quel bastardo”.

Scena 3 - Il marchio di Samael

Elisa tira su Engage in Combat e ottiene un successo parziale. Infligge il danno previsto dall'arma e sceglie come effetto collaterale “Perdi qualcosa di importante”.

“Nooooo!” grida il padre gettandosi tra i due facendo scudo al figlio con il suo corpo. Il proiettile che avrebbe dovuto colpire Ethan in fronte attraversa il collo del genitore per poi ridurre ad una poltiglia la spalla del figlio facendogli perdere la presa sull'arma.

Nel momento in cui la luce si spegne negli occhi del padre, carichi di indicibile orrore, sente il familiare pizzicore alla schiena, dove un nuovo nome si è aggiunto a tanti altri. “È stato per evitargli questo che si è sacrificato…” pensa prima di essere distratta dal gemito di Ethan che accasciato contro il muro cerca inutilmente di rialzarsi mentre il sangue erutta dalla ferita.

Eva si avvicina, allontana distrattamente l’arma con un piede e punta la sua alla testa del fratello. “Ti prego”, dice lui con la voce ridotta ad un singhiozzo dal dolore e dalla paura, “non così, non così, lascia che sia io a farlo…”  

Non fa in tempo a concludere la frase.

Nota: Evito di far tirare ulteriormente sullo svantaggio, direi che Elisa ha scelto platealmente di percorrere la strada della violenza.

Percorrendo all'indietro il corridoio l’immagine riflessa dagli specchi le è sempre meno familiare e per un istante i suoi occhi sembrano quelli di un serpente. Occhi come quelli dell’amico di suo padre, quello che aveva provato ad abusare di lei, il suo primo omicidio.

Adesso ricorda distintamente. Gli occhi dorati dalle pupille verticali, il tagliacarte infilato nel collo, un sorriso demoniaco di soli canini. La sua prima vittima, Samael, il rito che ha suggellato nuovamente il patto con i Price.

Scena 4 - Il tempio

“Sono tutti morti” è quanto dice alla madre che sbianca senza però perdere il controllo, come se si fosse aspettata la notizia.

“Toglimi una curiosità mamma, dove sono nata?” 

“Lo sai, amore mio” risponde lei, “In casa, come tutti i Price”. 

“Portami nei sotterranei, al tempio.”

“Come fai a saperlo?” vorrebbe chiedere ma desiste. Eva incrociando lo sguardo della madre si chiede cosa stia vedendo lei in quel momento, forse anche i suoi occhi sono ormai quelli di un serpente?

La madre la conduce in cantina, sotto la parte più antica della villa e da lì, abbassando il classico reggi-torcia alla parete, fino ad una scala che si perde nell'oscurità. “Un rifugio dei tempi del proibizionismo”, pensa, ma i bassorilievi che ne adornano le pareti sono prova di qualcosa di molto più antico. Grosse forme squadrate, simili alle grandi teste di serpente Maya. Una nuova scala la conduce infine al tempio, lo stesso della sua visione.

L’altare è coperto di sangue secco, generazioni di Price sono nati su di esso, probabilmente morti, sacrificati ad uno dei principi dell’inferno.

Una cosa non era nella sua visione, un grande portone di pietra incassato nella parete opposta, ricoperto di figure blasfeme e terribili. In qualche modo dal pavimento sembrano essere cresciute delle piante rampicanti che lo tengono sigillato. Spoglie e nere come se fossero fatte di ferro, simili a filo spinato.

“È da la che giunge il Mietitore”, la voce della madre rompe il silenzio, “Per raccogliere il frutto del nostro lavoro”.

“Per scuoiarmi vuoi dire. Uccidermi. Strapparmi la pelle”, la voce di Eva rimbalza   inquietantemente sulle pietre del tempio. "La Madre, doveva essere uno di loro" pensa mentre ricorda l'orrore della sera precedente. Non è sicura di poterlo affrontare di nuovo.

“Do ut des, dicevano i latini, questo è il patto.”

“Se io mi uccidessi, se mi facessi saltare le cervella qui, adesso, davanti a te? Se bagnassi questo altare del mio sangue, se facessi andare a puttane tutto il vostro fottuto raccolto? Potrei farlo. Non mi rimane altro ormai. Poi il Mietitore verrebbe per te.” 

Lo ha detto per scioccare, per fargliela pagare, per vedere il terrore negli occhi di colei che ha sempre considerato un porto sicuro nelle tempeste, ma l’espressione di speranza, esultanza quasi, che la madre non riesce a celare le toglie il fiato.

Lei vuole che si suicidi. Ne è sicura. Forse non è stato nemmeno un suo pensiero, forse è stato il marchio a suggerirle una via di fuga che sarebbe stata un’eterna condanna. “Tu sei il sacrificio” le ha detto il padre. Certo, l’ultimo nome da aggiungere sulla schiena, la firma a suggellare un contratto.

“Mai, non la avrete mai vinta” dice prima di colpire sul volto la madre con la pistola, superarla e chiudere il passaggio segreto dietro di sé.

Tornata in casa prende dell’alcool, se ne cosparge la schiena e si dà fuoco. Per pochi istanti, prima che i recettori della pelle facciano il loro lavoro, era sembrata una buona idea. Poi arriva il dolore, l’agonia. Le sembra di sentire le anime tormentate gridare dentro di lei, o forse è sua la voce che sente urlare?

Prova a rotolarsi a terra, sul divano, le tende, ovunque per spegnere le fiamme che la avvolgono, fino a quando il dolore è tale da impedirle anche solo di respirare e si accascia al suolo.

Nell'istante che precede l'incoscienza si rende conto di essere, per la prima volta dopo tanto tempo, completamente sola.

Scena 5 - Devo forse scoparti, di nuovo?

Tocca a Latham completare la sua storia, gli chiedo dunque in quale modo vorrebbe vederla finire se questo fosse un film o una serie TV. “Con il botto, ho anche un’idea” risponde.

Vincent telefona alla Garret: “Avevi detto che avrei potuto chiederti qualunque cosa, bene, devo incontrare Madam D e quel tuo amico, quel Fiori. Al più presto.”

“Ti metterai nei guai, devi lasciarli stare.” risponde lei con fermezza.

“Abbiamo fatto un patto, non ricordi, devo scoparti di nuovo forse?”

“Va bene. Tra due giorni. Chrysler Building, al piano delle famose aquile. Ci sarà una festa. Saremo tutti lì. Nessuna scenata, nessuna cazzata.”

“Non posso promettertelo”

“Allora dovrai trovare il modo di arrivarci da solo”

“Perfetto”.

Scena 6 - Lemmings

Decidiamo di spostare la scena direttamente la sera della festa. In che modo Vincent sia arrivato non è importante dato che decide di farlo muovendosi lungo le strade della follia. Latham tira su Soul per il vantaggio Wayfinder e ottiene un successo pieno. Lo vediamo muoversi per le vie della città, incontrare persone, passare in vicoli bui, stringere mani fino a trovarlo vestito da cameriere mentre spinge un carrello portavivande lungo un corridoio lussuoso, superando persone il cui valore del guardaroba rivaleggia con il bilancio di un piccolo stato africano.

Entra in una stanza adibita a magazzino, si spoglia e riveste di tutto punto. Osservandosi nel riflesso del portellone di un grande frigorifero si rivede com'era prima di tutto questo, quando ancora il mondo era suo, quando credeva fermamente che giocando bene le sue carte sarebbe diventato qualcuno. Prima di conoscere la verità nel modo più brutale.

Tira fuori da una tasca il suo profumo, “Poison de Delice” e si cosparge di tutto quello che ne rimane. “Puzzo come una puttana in calore”, pensa immaginando l’effetto che avrà sugli altri.

Nuovo flashback.
Lo vediamo entrare in casa sua sfondando una finestra, prendere il profumo e poi andarsene senza nemmeno un ultimo sguardo indietro.
Entra nella sala del ricevimento sentendosi come un dio, pronto all'adorazione dei suoi fedeli.

Le guardie di sicurezza, i camerieri, vedono un disgraziato dalla barba incolta vestito come un contadino per una prima comunione ma non riescono a fermarlo, qualcosa in lui li costringe a rivedere ogni certezza sulla loro sessualità, devono allontanarsi per nascondere le poderose erezioni.

Muovendosi per il locale ha cura di salutare, stringere mani, avvicinarsi il più possibile a tutti mentre cerca le sue prede. Madam D è all'esterno della sala, ad un tavolo addossato al parapetto con vista sulla città. “È quasi dicembre e questi cenano all'aperto in cima ad un fottuto grattacielo in tavoli riscaldati. Poi scassano i coglioni a noi con l’ecologia e il risparmio energetico”, pensa o forse dice ad alta voce, non è più sicuro nemmeno di questo, inebriato dal suo stesso profumo.

Elise è al bancone del bar che sta flirtando con un ragazzo con un fisico mozzafiato che gli ricorda com'era lui, dieci anni prima. Lei incrocia il suo sguardo e lo distoglie facendo finta di nulla, come a dirgli “Fai quel che vuoi, non voglio averci a che fare”.

“Vedrai. Vedrai cosa vi aspetta.”

Massimo è ad un altro tavolo, vicino ad un tipo strano su cui non riesce a focalizzare lo sguardo. Ne è attratto ma al contempo sembra talmente anonimo da non riuscire a fissarne i particolari in mente.

Qualcuno gli si avvicina, gli ruba un bacio. Altri lo circondano, si sono alzati dai tavoli, lo seguono, tutti vogliono toccarlo. Persino la musica del piano si è fermata.

Facendosi largo tra la folla adorante Vincent prende il microfono del cantante e chiede l’attenzione di tutti. Come se ce ne fosse bisogno.

“Signori, signore, un attimo di attenzione. Dico anche a te laggiù”, indica Massimo, “Angelo dei miei coglioni. Mi hai torturato per un’eternità e non hai saputo dov'è che vive quella puttana. Ciao Madam D...” dice indicandola con il microfono. “Volevi sapere dove si trova l’accesso alla fottuta cittadella del suo signore?” 

Glielo dice, lo dice a tutti i presenti.

Madam D si alza, sdegnata. “Chissà se il suo sguardo può uccidere” si chiede Vincent.

Massimo incrocia le mani dietro la testa mentre un sorriso gli si stampa sul volto, accomodandosi con le gambe allungate come a volersi godere la scena.

Elise, da sola dopo che la sua preda si è unita agli adoratori, si affretta verso l’uscita.

Poi facendosi strada a fatica tra la massa informe di eccitati uomini d’affari, escort e gigolò di lusso esce all'esterno. Quando giunge su una delle aquile ha i vestiti strappati, rivoli vermigli scendono sui muscoli un tempo possenti graffiati a sangue dai suoi adoratori. Sente un sapore ferroso in bocca, un bacio troppo appassionato, il labbro si sta gonfiando, gli resterà il segno. Non è più un problema.

In piedi sul vuoto allarga le braccia e si lascia cadere, di schiena.

“Oggi l’incubo finisce” pensa mentre vede la torma di adoratori gettarsi dietro di lui, chi gridando di orrore chi cercando disperatamente di ghermirlo un’ultima volta.

Buio in sala.

Nota: Questa scena ha richiesto molte discussioni, in primo luogo a quanto pare non era chiaro che in seguito alle torture Vincent avesse già confessato a Massimo il luogo in cui si trova il rifugio di Madam D, per questo lei lo aveva abbandonato.
Latham ha giocato per varie sessioni pensando di essere ancora depositario del segreto. Abbiamo aggiustato le cose in corsa decidendo che Madam D aveva abbandonato il luogo per semplice prudenza.

Nota bis: In secondo luogo la scena “lemmings” è stata inizialmente censurata. Latham me l’ha proposta come “Ora mi butto di sotto, seguito da tutti tipo lemmings” e sul momento mi ha fatto veramente, esteticamente, cagare (scusate il francesismo ma la pur ricca lingua italiana non ha parole adatte) ed ho quindi proposto un finale più alla Clive Barker con gli adoratori che divorano, letteralmente, l’oggetto del loro amore. Sul momento Latham ha acconsentito, dalla mia avevo anche gli altri giocatori a supporto, ma nel dopo partita che abbiamo usato per analizzare la campagna ho scoperto che la cosa lo aveva fatto sentire defraudato del suo personaggio. Ho quindi deciso di riproporre nell'Actual Play la scena originale pur con un taglio un minimo più cinematografico. Il risultato non è male, sarà stato forse il “mi butto e mi seguono come lemmings” che mi suonava tanto come un “è finita mando tutto in caciara con il mio personaggio tanto il gioco non mi è piaciuto” a portarmi a far cambiare il finale. Dato che come GM uno dei miei precetti è “sii fan dei personaggi” questo è stato un errore a cui ho rimediato in questa sede, pur restando convinto che la scena di cannibalismo sarebbe stata più adatta all'estetica tenuta fino ad oggi nella campagna.

Epilogo

Una vecchia villa in fiamme alla periferia della città, pompieri, polizia, un corpo straziato viene caricato su di un’autoambulanza. Un infermiere le copre il volto con un respiratore  sospirando: “Peccato, doveva essere così bella.”

Da qualche parte nell'oscurità le grida di una madre che implora la figlia di farla uscire.

Conclusioni

Mai campagna si è rivelata così faticosa, sia dal punto di vista del regolamento che dei contenuti che del rapporto con i giocatori e le loro aspettative.

Le trame sono finite e i personaggi sono tutti, in un qualche modo, morti.

  • Vincent lo è letteralmente, due volte. La prima è morto il gigolò, la seconda ciò che era tornato da oltre il velo.
  • Eva è gravemente ustionata ma viva, se e quando uscirà dall'ospedale non sarà più la stessa. Il suo "io" è stato annullato, non è più una assassina a pagamento, non ha più una famiglia e nemmeno la sua bellezza.
  • Alice è viva, Claire è scomparsa per sempre. Ciò che resta non è la stessa bambina che per dieci anni è stata prigioniera di un mostro. Quella non esiste più. Avrà un futuro felice? Forse, se saprà dimenticare tutto e accettare l'illusione come reale. La pillola blu di Matrix, un lieto fine forse, ma con l'amaro in bocca.
  • Robert è sopravvissuto. Forse riuscirà ad ascendere o forse no, non lo sapremo mai, ma anche ciò che era, non solo scienziato pazzo ma anche la sua umanità sono morti e lui è quello che la società chiama, un mostro.
  • Christopher è vivo e presumibilmente in galera. Anche lui è in qualche modo morto, ciò che era, il "fixer" non esiste più. Non ha legami, contatti, ricchezza, potere. 
I personaggi sono vivi ma ciò che rappresentavano è morto. Un po' come se tutti avessero scelto infine l'avanzamento: "scegli un altro libretto". Un finale che trovo molto soddisfacente per un horror intimista come Kult.


Il post è già molto lungo quindi scriverò in seguito in una appendice una recensione più precisa del sistema di gioco, che non mi ha soddisfatto, questo posso anticiparlo. Il post-partita mi ha dato molto materiale anche per un ulteriore post sul rapporto tra i giocatori, l’attività ludica e i giochi a narrazione emergente che mi riservo per il futuro.

Per ora ringrazio i giocatori che sono stati a tutti gli effetti coautori di queste fantastiche trame e i lettori che ci hanno seguito in dieci puntate di sproloqui e ricordate: La morte è solo l'inizio.

PS: lo so, è la tagline della precedente versione di Kult... ma la preferisco ;-)


L'immagine del post è del bravissimo: Mingchen Shen

Commenti

  1. Lettura decisamente interessante! Sono sempre stato un fan di Kult, molto meno dei suoi sistemi di gioco, e quindi mi sono decisamente entusiasmato nel sapere che questa edizione era basata sui PbtA. Aspetto di leggere i prossimi post di approfondimento!

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